Approfondimenti

Eneolitico:

Periodo finale del Neolitico in cui si utilizzavano in preponderanza oggetti in pietra, ma compaiono anche i primi oggetti in rame.

 

Fenomeni carsici

Il carsismo è un fenomeno molto diffuso in Puglia. È originato da grandi masse calcaree che, sottoposte a forti pressioni e spinte orogenetiche, danno luogo a fratturazione e screpolatura delle rocce. La leggera inclinazione degli strati geologici e le piogge, anche se scarse e lente, consentono all’acqua di ricercare la fessura e di allagarla e nello stesso tempo di condurre una lenta azione chimica. Le rocce sono calcari e gessi: le prime sono rocce sedimentarie caratterizzate da bicarbonato di calcio, le altre sono minerali di solfato biidrato. Il processo inizia quando l’acqua, arricchendosi di anidride carbonica, si trasforma chimicamente in un acido corrosivo che trasforma il bicarbonato di calcio insolubile in bicarbonato solubile. Queste acque percolanti, di origine meteorica, si riuniscono in vere rampe sempre più grandi e danno luogo all’erosione sotterranea. Il territorio è caratterizzato da vegetazione spontanea e aridità del suolo in superficie. Da ciò deriva la distribuzione dell’insediamento umano, poiché la presenza di falde carsiche determina la localizzazione delle sedi umane. Fenomeni carsici si trovano in tutta la Murgia e circondano anche il centro abitato di Andria.

Forme del carsismo sotterranee sono:

le grotte che possono presentare sale molto ampie e cunicoli che sfociano in esse;

la dolina, conca chiusa a fondo piatto o ad imbuto;

il pulo, dolina con pareti quasi verticali;

la gravina, gola rocciosa stretta e profonda con profilo a V;

la lama, gola rocciosa con profilo a U, altezza delle pareti ridotta e fondo piatto.

 

Tumulo

I tumuli avevano al centro un loculo realizzato con quattro lastroni di calcare infissi nel terreno; in essi il defunto era posto rannicchiato, posizione fetale, con la testa appoggiate su una pietra. Intorno al defunto erano ritrovati spesso corredi funebri, costituiti di vasi con decorazioni a graffito e punteggiate.

tumulo
(Da A.Jatta, La Puglia preistorica, pag.229)

Strabone

Geografo vissuto tra il I sec.a.C. e il I d.C., fu autore di una Geographia, opera in 17 libri, in cui descrive l’impero romano. I primi dieci sono dedicati all’Europa. Nel VI è descritta l’Italia e in esso, arrivato a descrivere la Puglia, scrive: “ δύο δέ εἰσι, μία μὲν ἡμιονικὴ διὰ Πευκετίων, οὓς Ποιδίκλους καλοῦσι”… [Due poi sono le strade da Brentesio [Brindisi] a Roma;
– una “ἠμιονιϰἠ”, mulattiera [interpretabile anche “ἠ Μινοιϰία” chiamata Minucia], attraversa i Pencezii detti anche Pedic[u]li…] (Strab. Geogr., VI,7).

Itinerari

L’ itinerarium in origine era una semplice lista di città che si incontravano lungo la strada. Per dare ordine e maggiori spiegazioni, i romani disegnavano dei diagrammi di linee parallele che mostravano le ramificazioni delle strade.

Questi itineraria  non possono essere considerati mappe, perché non mostrano le forme del terreno.

Cesare e Marco Antonio commissionarono il primo nel 44 a.C. scolpito nella pietra e collocato vicino al Pantheon.

Un altro itinerario maestro, l’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti (Itinerario Antonino) fu iniziato nel 217 d.C. e stampato per la prima volta nel 1521.

 

Tabula Peutingeriana

La Tabula Peutingeriana, cosiddetta dal nome del possessore, certo Peutinger, è una copia eseguita nel XIII sec., di un itinerario romano del III o IV sec.d.C. ed è conservata a Vienna. Presenta molte deformazioni del territorio. La Puglia viene rappresentata tra la Dalmazia, da cui è divisa dal mare, e un’altra striscia di mare, dopo la quale di osserva il Bruttius, la Calabria.

tabula peutingeriana

I Basiliani in Puglia

Il territorio pugliese è largamente interessato alla presenza di insediamenti ipogei, la cui origine è connessa allo sviluppo di momenti di religiosità monastica. Intorno al IV sec. prende corpo il recupero di valori cristiani legati ad una prassi di vita, improntata all’ascetismo e all’eremitaggio.

Le prime attestazioni di queste comunità in Italia risalgono al IV sec.

Le comunità presenti in Italia si ispiravano all’ideale cenobitico di San Basilio, che preferì ai precedenti agglomerati di celle una comunità separata e soggetta ad un superiore.

I Basiliani vivevano alcuni nei monasteri, altri in capanne come eremiti. Costruivano rozze grotte isolate, dette laure. Uno dei reperti più significativi dei loro insediamenti è rappresentato dalle numerose cripte e laure le cui particolarità sono gli affreschi raffiguranti la madre di Gesù i quali mostrano tutta loro la fede e il loro amore nei suoi riguardi. Essi trascorrevano le loro giornate alternando il lavoro alla preghiera, mentre riunivano con gli altri fratelli solo la domenica per la messa.

Si suppone che i monaci emigrati dalla Sicilia, muovendosi attraverso la Calabria e la Terra d’Otranto, abbiano trovato un ambiente congeniale in Puglia, per la configurazione del territorio.

Particolarità delle cripte basiliane della Puglia: le caverne non sono dimore occasionali, ma esempi di architettura, che talvolta ripetevano schemi di imitazione bizantina.

Queste grotte si trovavano in habitat naturali, come lame e gravine, ricchi di vegetazione e fauna e furono abitate da monaci greci emigrati soprattutto nel sud della Puglia.

Le comunità monastiche ebbero stabilità nel tempo per la fusione avvenuta con le comunità indigene, per cui gli insediamenti monastici si ampliarono in insediamenti più vasti di popolazione rurale organizzata in grotte a più vani e collegate da un sistema di sentieri e scalette, con vasche e cisterne per la raccolta delle acque. Tutto questo sistema è stato definito civiltà rupestre.

I monasteri furono per lo più distrutti dai Saraceni nel IX sec. e i cenobiti e gli eremiti si dispersero in grotte tufacee diffuse nella regione.

Nel sec. XI, col favore dei Normanni, furono fondati nuovi monasteri e sorsero comunità basiliane che fiorirono per alcuni secoli, finché i Pontefici non abolirono il clero bizantino e i basiliani furono sostituiti da Benedettini e Agostiniani.

Iconoclastia: (dal greco εἰκών – eikòn, “immagine” e κλάω – kláō, “rompo”) è stato un movimento di carattere religioso sviluppatosi nell’impero bizantino intorno alla prima metà del secolo VIII. La base dottrinale di questo movimento fu l’affermazione che la venerazione delle icone spesso sfociasse in una forma di idolatria, Questa convinzione provocò non solo un duro confronto dottrinario, ma anche la distruzione materiale di un gran numero di rappresentazioni religiose.

Laura: il termine indica inizialmente un aggregato di celle separate, ma con una chiesa e un sacerdote in comune. È passata poi ad indicare una comunità cenobitica e dei veri e propri monasteri.

Syllabus Graecarum Membranarum

In una prima pergamena in greco e in latino si legge: et in civitate tranensis, et in villam que est de civitate ipsa que cognominatur Andre, vinee deserte et olivetalie …et in ipso rivo qui vocatur de ipso monacho territorie…

La seconda riporta la stessa notizia solo in latino: et in civitate tranensis in villam que est de ipsa civitate qui cognominatur andre vinee deserte et oljvetalie vigintjseptem, et in ipso rivo qui vocatur de ipso monacho territorie

La terza ripete la stessa informazione dicendo: et sub Trane in loco Andre, vinee deserte habentes et olive arbore viginti septem et ad rialem quod dicitur de monachis, terre.

In greco: υπὸ τὴν διακράτησιν, του καστρου Τρανῶν εἰς τὸ χοριον το καλουμενον ἄνδρας, ερημαμπελα, εχοντα…

Edrisi

Al-Idrisi lavorò sul testo e sulla carta geografica per quindici anni alla corte del re normanno Ruggero II di Sicilia che gli aveva commissionato l’opera intorno al 1138. La carta è orientata a sud.

carta geografica Italia

Il Libro di re Ruggero, è una descrizione del mondo scritta dal geografo arabo al Idrisi nel 1154, cui è allegato il mappamondo in 70 fogli noto come Tabula Rogeriana

 

Giovanni Cinnamo

Giovanni Cinnamo, uno storico bizantino vissuto all’epoca di Manuele Comneno (1135-1176, probabilmente poiché la storia non va oltre quella data). Nel 1155 l’imperatore cercò di rioccupare l’Italia meridionale dai normanni venendo però sconfitto dal re di Sicilia Guglielmo I. Giovanni Cinnamo partecipò alla spedizione in Italia e ne fu testimone oculare.

 

Contessa Emma

Un’epigrafe rinvenuta sotto l’intonaco il 1779 ricordava la tomba eretta in memoria della contessa Emma, moglie di Riccardo e riportava la data 1069. L’iscrizione diceva testualmente:

Non timet ærumna, talem sibi virgo columnam
Fabricat in cœlis, gaude comitissa fidelis
Vir tibi Richardus, tu coniux nobis Emma
Ille sicut nardus, tu sicut splendida gemma.

Pensiamo che dopo sette secoli la lettura della data poté essere errata. Certamente Andria il 1069 non era contea e Riccardo normanno che, come risulta da fonti storiche, fu nipote di Pietrone, nel 1069 era ancora minorenne. Forse doveva leggersi 1099, tempo in cui dominava il conte Riccardo. (G.Ruotolo, op.cit.). Si è pensato ad un ampliamento di una chiesa pre-esistente del tempo dei Longobardi. D’altronde il campanile sorge sulla base di una torre di guardia longobarda.

 

S.Maria al Monte

Forse i Normanni donarono ai benedettini il Castromonte, reso cadente dagli ultimi disastri bellici. I nuovi padroni fabbricarono un monastero e una chiesa, una vera abbazia. All’insieme dei fabbricati dettero il nome di S. Maria del Monte Balneolo.

 

Delegazione di pace

Privilegium della pace tra l’imperatore Federico I, svevo, e Guglielmo ii, re di Sicilia e Puglia

“…in præsentia Beatissimi Patris nostri Papæ Alexandri et Cardinalium et Legatorum vestrorum, Romualdi venerabilis Salernitani archiepiscopi et ROGERII egregi Comitis Andriæ…”

 

Cinta muraria

mura di andria

Riccardo, primo vescovo

Nel racconto della vita del primo vescovo secondo gli storici locali (R.D’Urso, S.Merra, G.Ruotolo) si sottolinea lo zelo apostolico del vescovo che liberò la Chiesa da falsi idoli, come scrive Francesco II Del Balzo in un testo di cui abbiamo una testimonianza indiretta (Mundavi ecclesiam idolis pollutam…). Dopo la morte di Riccardo, che sarebbe avvenuta nel 537, secondo i documenti citati e gli storici locali, non ci sarebbero stati altri vescovi fino al 752. Da quanto accertato riguardo all’origine della città Andria nel V-VI sec. non sarebbe stata una civitas. Si attesta un altro vescovo Riccardo negli anni 1169-1196, ma non sarebbe stato il primo. La morte è posta al 9 giugno sulla base di tre Calendarii ritrovati nell’archivio della Chiesa Cattedrale nel 1438 e ormai scomparsi, in cui si indicava il luogo della tomba sotto l’altare della Confessione della stessa chiesa, come sostiene il Merra in “Monografie andriesi”. Nel 1348 durante un assedio della città ad opera degli Ungheresi le ossa del santo vescovo furono nascoste in luogo segreto da un ecclesiastico per evitare che cadessero nelle mani dei nemici che le avrebbero usate con ogni probabilità per chiedere un riscatto. Morto il sacerdote che le aveva nascoste per diversi decenni non si è saputo più nulla delle ossa del venerato vescovo finché non ne ebbero notizia il duca Guglielmo Del Balzo e il vescovo Melillo, i quali non ritennero opportuno cercarle. Infine un pio uomo, di nome Tasso, rivelò al duca Francesco II del Balzo il luogo in cui erano sepolte le ossa.

 

Il 23 aprile 1438 il duca, il Tasso, il vescovo Giovanni Dondei e altri sacerdoti si riunirono in chiesa e dopo la preghiera trovarono dietro l’altare maggiore un altro piccolo altare, dietro il quale si apriva una porticina e al di là di questa apparve una cassettina, avvolta da un drappo rosso, che conteneva delle ossa e dei sandali, il cuore e la testa. I resti furono traslati in altro luogo e lì rimasero fino al 1577, quando fu allestita la cappella del santo. In questa occasione le ossa furono contate e nell’urna fu racchiuso un foglio con l’iscrizione “Reliquie et ossa del glorioso S. Riccardo, reposte nella cascia, collocata nella cappella nuovamente fatta, sono ossa numero sessantasei incluso il gangale”. La narrazione degli storici locali circa il ritrovamento delle ossa ricalca quella di Francesco II Del Balzo, denominata “Historia inventionis corporis Sancti Richardi”. Questo documento, ormai scomparso, è contenuto nell’opera di F. Ughelli “Italia sacra” datata 1721, una storia delle diocesi d’Italia, dal Nord al Sud della penisola.

 

Riguardo alla morte è riportata nelle Storie una Legenda miraculorum Gloriosi Sancti Richardi quando migravit ad Dominum, da leggersi il 9 giugno, giorno della morte. Un altro è la Vita sancti Richardi Angliensis, attribuito al vescovo Cristoforo (781-787) e destinato all’ufficio liturgico, stampato per la prima volta nel 1518 e tradotto in italiano da mons. Riccardo D’Azzeo nel 1938, dall’unica fonte che resta, «Italia sacra» dell’Ughelli. Sono questi i documenti su cui gli storici locali hanno ricostruito le vicende del primo vescovo di Andria.

 

Istituzione del ducato

Nella Descrittione di Tutta Italia di fra’ Leandro Alberti Bolognese, per Giovan Maria Bonelli, Vinegia [Venezia], 1553, una sorta di geografia dell’Italia, Andria è indicata come città con dignità ducale. Vi si legge: Quindi a sette miglia [da Corato], & dalla marina otto discosto appare la città di Andria ornata della dignità Ducale assai tempo fu soggetta all’illustre famiglia de i Balci.