Chiesa Santa Maria di Porta Santa

La datazione della prima costruzione della Chiesa potrebbe risalire al XII sec., dopo la chiusura della porta esistente sulle mura della città, detta “Santa” per il passaggio da quella porta di San Pietro e San Riccardo come vuole la tradizione popolare. I lavori di ampliamento della primitiva chiesetta furono iniziati molto probabilmente da Corrado IV di Svevia figlio di Federico II  e continuati da Manfredi, anch’egli figlio di Federico II. Ai lati della primitiva chiesa esistevano due case di pietà col nome di “Spedale di Santa Maria della Misericordia” e “Spedale di S. Riccardo”; fu proprio la demolizione di quest’ultimo  che permise il primo ampliamento della Chiesa. L’attuale configurazione è del Cinquecento ed ha un portale di stile rinascimentale.

La Chiesa è ad una sola navata con due cupole ottagonali costolonate divise da una arco a tutto sesto sorretto da due semipilastri in pietra ed è unica nel suo genere in Andria. La prima campata è forse la più antica, su lato sinistro si trova un pregevole altare in pietra, fiancheggiato ai lati da due colonne di marmo che portano scolpiti su fasce a spirale i principali episodi della vita di Gesù Cristo. L’altare fu dedicato nel 1644 alla Madonna della Neve il cui dipinto appare di fattura rinascimentale, con la Vergine che allatta il Bambino. Lungo le pareti della Chiesa ci sono altri dipinti, tra i quali è degno di nota quello della Madonna della Misericordia.

Informazioni e foto prese da http://www.andriapp.it/index.php?com=player&task=scheda&id=39

Quanto vediamo ora visitando questa Chiesa è stato in massima parte ricostruito nel Cinquecento.

Una Bolla del Vescovo di Bisceglie Antonio Lupicino (documento di autenticità molto dubbia), nel 1517 luogotenente in Andria su delega del Cardinale Nicola De Flisco che allora amministrava la nostra diocesi, parla della sua (ri)fondazione. In essa si parla della decisione di fondare la nuova chiesa di Porta Santa nello stesso luogo dove era stata trovata l’immagine della Vergine “… circa Gloriosissimam imaginem Virginis nuperrime inventam in mœnibus ipsius Civitatis, ubi modo dicitur Ecclesia Porta Sancta, … decrevit in eodem loco fundare Ecclesiam, in qua includatur imago præsens dicta, et illam construere … “, dotandola di territorio e fonti di sostegno economico a carico dell’Università, che assume un “Jus patronatus”, nonché delle offerte dei fedeli.
La scalinata che dal quadrivio scende al sagrato reca incisi sui due pilastri iniziali lo stemma con un cuore donde escono tre freccette verso il trigramma IHS (il dittongo “IH” e la successiva o ultima lettera “S” del nome di Gesù in greco, IHΣOΥΣ). Questo è il simbolo della Confraternita del Nome di Gesù, che in questa Chiesa aveva il suo Oratorio a partire dal 1576, mentre era vescovo Luca Fieschi.
Tale scalinata fu totalmente restaurata, con l’affissione degli stemmi sui pilastri dei passamani, nel 1854 con una spesa di oltre 92 ducati.

 

IL PORTALE

Il prospetto della Chiesa di Santa Maria di Porta Santa ed il suo portale sono stati edificati in stile rinascimentale in una ristrutturazione radicale della chiesa avvenuta nel Cinquecento.
Il portale si presenta eretto su due coppie di paraste, che si innalzano su due alti plinti scolpiti in bassorilievo;  le due paraste interne, decorate alla base con un leone e un angioletto, in alto da due semirosette e inframmezzate da due medaglioni, sono sormotate da una lunetta semicircolare racchiusa in un arco a tutto sesto abbellito da cinque differenti rosette e al cui interno è incastonato un oculo circolare cieco; in tale oculo ai primi del Novecento era possibile vedere dipinta una Madonna con Bambino (foto a sinistra).
Le due paraste esterne, decorate alla base con due conchiglie (pecten), in alto da due angioletti, inframmezzate anch’esse da due medaglioni più grandi e sormontate da due magnifici capitelli, reggono su una semplice trabeazione un classico timpano triangolare.

 

Nell’Ottocento il Borsella ne diede la seguente descrizione:

“La porta d’ingresso ben manifesta a tutta prima il tipo. Un triangolo isoscele scorniciato, dentellato, sparto un palmo e mezzo dal frontespizio forma l’architrave della medesima. Ai fianchi ergonsi due pilastri con basi e capitelli, in mezzo dei quali propriamente nell’uovolo, sono con raffinata finezza rilevati in uno i gigli della Casa di Francia, e nell’altro un’aquila con vanni spiegati, impresa degli Svevi. Due teste di angioletti soggiacciono ai capitelli. Ed infine dei suddetti due pilastri un vivace leoncino, non che la testa alata di un altro angioletto. … . Alla base della seconda fascia dei pilastri due mezze chiocciole, ed ai piedistalli gli stemmi della città, cui soggiacciono due quadretti con nastri pendenti. Sotto il frontespizio della porta ricorre una fascia ad arco con cornice, avendo rilevati cinque rosoni. Alla punta della fascia di un esagono di rilievo sulla porta, è fissato un finestrone di figura rotonda, internamente scorniciato a cerchi rientranti, che dà lume alla chiesa …incrociato con otto colonnette inanellate nel mezzo.  Scorgonsi nel mezzo delle due fascie de’ pilastri i ritratti di Federico e di Jolanda”

 

[tratto da “Porta Santa” in “Andria Sacra” di G. Borsella, Tip. Rossignoli, Andria, 1918, pag.216]

 

Osserviamo qui di seguito le sculture più significative che decorano questo portale:

– gli stemmi dell’Università di Andria sui due plinti di base;

– i quattro medaglioni sulle paraste;

– i due magnifici capitelli.

 

Nella foto seguente sono riprodotti i due piedistalli del portale.  In essi sono scolpiti in bassorilievo due stemmi dell’Università di Andria recanti alla base due cartigli vuoti (nei quali era forse prevista una iscrizione o data, come nel portale cinquecentesco presente in cattedrale) e, infine, un angioletto, due pesci (delfini?) legati per la coda sagomata a forma di giglio.

Nei piedistalli, abbiam detto, sono scolpiti due stemmi cinquecenteschi della città di Andria.

Riportiamo l’accurata descrizione che di essi ne fa l’ing. Riccardo Ruotolo nel testo sotto citato:

“Quello che si trova sul lato destro … ha lo scudo di forma ovoidale nella parte inferiore, con punta terminale, mentre nella parte superiore ha tre spigoli raccordati da due archetti: la forma richiama gli scudi dei Cavalieri. Al centro del campo è raffigurato un leone rampante che ha sulla sinistra e fra gli artigli un ramo del quale è difficile individuare l’essenza arborea: si notano delle foglie, che formano strutture a zampa d’oca, e tre frutti o fiori costituiti ciascuno da sei bacche di cui un aposta al centro ed un frutto o fiore composto da sette bacche disposte a due a due sormontate dalla settima. Sulla testa del leone è visibile una corona, forse di tipo ducale, ma sembra a quattro fiori di cui tre visibili, mentre al di sopra dello scudo non ci sono corone ma solo nastri annodati. Al di sotto dello scudo vi è un riquadro nel quale non si nota alcun segno particolare. Sotto questo riquadro sembrano scolpiti due delfini con le code intrecciate. Non sono leggibili le figure poste sotto le teste degli eventuali delfini né l’immagine fra le due code che sono raffigurate a forma di giglio fiorentino.

 

Sulla base del pilastro di sinistra del portale è scolpito l’altro stemma … il cui scudo è del tutto simile al precedente, come pure il leone con la sua corona. In questo stemma, per simmetria con l’altro, il leone rampante ha sulla destra il ramo che, a differenza dell’altro, non ha fiori o frutti fatti a palline, ma sembra essere proprio un ramo di quercia. Al di sopra dello scudo è scolpito un grande anello da cui fuoriesce un nastro annodato che pare continuare nella parte posteriore e fuoriuscire al di sotto a guisa di braccia che sorreggono un riquadro che forse, nell’intenzione dello scultore, avrebbe dovuto avere un’iscrizione o una data, ma che oggi non presenta alcun segno. Tutta la raffigurazione termina con la figura di una testa d’angelo con le ali spiegate. Questi due stemmi sono della stessa epoca di quelli che ci sono all’interno della Chiesa o di poco più antichi.”

 

[tratto da “Lo stemma di Andria” di R. Ruotolo, Quaderni del Consiglio Comunale di Andria, Tip. Publicom, Andria, 2012, pagg.26-27]

 

Nei quattro medaglioni al centro delle paraste sono scolpite delle teste rappresentanti certamente personaggi storici che in qualche modo hanno contribuito significativamente alla edificazione di questa Chiesa o allo sviluppo della Città.
Varie sono le ipotesi che gli storici locali hanno avanzato circa i personaggi rappresentati nei quattro medaglioni:
– il Borsella (nel testo su citato) e l’Agresti (nel testo sotto citato) vedono Federico II e Jolanda di Brienne nei medaglioni grandi e trascurano i piccoli;
– il D’Urso (nel testo citato descrivendo il prospetto) nei medaglioni grandi vede Corrado e Manfredi senza accennare ai piccoli.

Tenendo presente

– i presupposti della tradizione ai quali certamente nel Cinquecento si rifecero i committenti (Autorità religiosa e Università di Andria) di quest’opera;

– considerando gli elementi scultorei compresenti sulle due paraste del portale: l’aquila sveva nel capitello che sormonta quella di sinistra, il giglio nel capitello e nel piedistallo della parasta di destra (e senza dimenticare lo stemma dei Del Balzo presente sulla parete sinistra della navata)

si potrebbe arguire che
i medaglioni delle due paraste di sinistra raffigurano Principi di Casa Sveva preponderanti nel governo della Città, probabilmente Federico II (laureato) e Manfredi,
i medaglioni delle due paraste di destra raffigurano i primi “principi” andriesi di Casa Angioina, probabilmente il conte Beltrando Del Balzo e la consorte Beatrice D’Angiò.

Nella primavera-estate del 1836 l’arch. Victor Baltard soggiornò per qualche tempo in Andria per documentare con disegni precisi e dettagliati i monumenti normanni e svevi esistenti nel territorio; alla chiesa di Santa Maria in Porta Santa disegnò la pianta, il prospetto e i sottostanti particolari scultorei del portale.